L’Alzheimer adesso si cura con una capsula che fornisce anticorpi al sistema immunitario

di | 24 Marzo 2016

Sviluppata in laboratorio una minuscola capsula impiantabile che può trasformare il sistema immunitario del paziente rendendolo reattivo contro il morbo di Alzheimer. Tale capsula fornisce un flusso costante e sicuro di anticorpi al cervello, rendendolo in grado di sviluppare da sé una cura efficace per combattere il morbo.
Una delle cause che si ipotizza siano alla base del morbo Alzheimer è la sovraccumulazione della proteina beta-amiloide negli spazi tra le cellule nervose in differenti aree del cervello. Ciò comporta la deposizione di placche di proteine ​​aggregate, che risultano essere tossiche per i nostri neuroni. Uno dei modi più promettenti per combattere le placche è quello di codificare le proteine ​​​​beta-amiloidi con degli anticorpi che possono segnalarne la presenza, in modo da permettere al sistema immunitario di combatterle con maggiore facilità.
La tecnica che sfrutta la codifica delle proteine ​​beta-amiloidi non è affatto nuova, solo che il trattamento attualmente diffuso prevede una serie di vaccini tramite iniezione, che per essere efficace deve essere fornito in tempo, ovvero non appena si manifestano nel paziente i primissimi segni di declino cognitivo. Oltre alla difficoltà di agire in modo tempestivo si aggiunge il fatto che il vaccino può anche causare degli effetti indesiderati.

La capsula rappresenta nuovo metodo per combattere l’Alzheimer evitando le controindicazioni dell’attuale vaccino

Per ovviare alle lacune dell’attuale cura gli scienziati del Politecnico federale di Losanna (EPFL), in Svizzera, hanno cercato di risolvere il problema praticando una nuova via. Questa prevede l’impianto di una capsula in grado di fornire  anticorpi al cervello del paziente per evitare il sovraccumulo delle proteine ​​beta-amiloidi, prima che possano formare le placche dannose che impediscono la connettività sinaptica, il richiamo della memoria, e la cognizione generale.
Il trattamento previsto ne prevede l’impianto nel tessuto sottocutaneo – le capsule però devono essere compatibili con il paziente, in modo da evitare eventuali rigetti del sistema immunitario – da qui col tempo le cellule produrranno e rilasceranno un flusso costante di anticorpi nel sangue, che arrivando al cervello individueranno ed elimineranno tutte le placche ​​beta-amiloidi che si depositano tra i neuroni. La capsula nello specifico è costituita da due membrane permeabili sigillate insieme con una cornice in polipropilene. All’interno i ricercatori hanno posto un idrogel che facilita la crescita cellulare.

Il video, prodotto dallo stesso École Polytechnique de Lausanne Fédérale e pubblicato su Youtube spiega in maniera semplice e simpatica (e in lingua inglese) il funzionamento della capsula.

La tecnica, sviluppata nello specifico dai ricercatori dell’École Polytechnique de Lausanne Fédérale, è stata testata al momento soltanto sui topi, ma i primi risultati sono sembrati assai promettenti. Nei modelli animali affetti dal morbo di Alzheimer, l’impianto ha provocato una drastica riduzione delle placche di proteine ​​​​beta-amiloidi nel corso di 39 settimane. Inoltre, il team ha scoperto che i topi hanno dimostrato minore fosforilazione di una proteina chiamata tau, che si crede svolga anch’essa un ruolo nello sviluppo del morbo di Alzheimer attraverso, la formazione di ‘grovigli’ che si accumulano all’interno delle cellule nervose.
Secondo Patrick Aebischer ed i suoi colleghi dell’École Polytechnique de Lausanne Fédérale, si tratta di una cura un’alternativa più sicura ed altamente efficace, del vaccino finora utilizzato.

I risultati della ricerca sono anche pubblicati sul sito dell’École Polytechnique de Lausanne Fédérale.