Non solo il razionamento dell’energia elettrica, ora anche saccheggi e disordini pubblici si stanno verificando in diverse città del Venezuela. I problemi sembrano diffondersi ad altri settori come la scarsità di cibo e di medicine, il paese sembra sull’orlo di un baratro, tanto che l’opposizione al governo del Venezuela ha presentato una mozione di sfiducia per rimuovere Nicolas Maduro dalla carica di presidente del stato sudamericano.
Le dichiarazioni del presidente non aiutano affatto: livello dell’acqua nella diga più grande della nazione è sceso quasi al livello minimo per garantirne il funzionamento a causa di una grave siccità. Se scende ulteriormente, tutta la nazione potrebbe ritrovarsi immersa nel buio.
I cittadini sono costretti ormai da tempo a fare lunghe file per fare acquistare i beni di prima necessità, ma la crisi energetica, che ha spinto il governo ha dichiarare due giorni a settimana senza energia elettrica, ha tolto quel briciolo di pazienza alla popolazione. Per risparmiare energia gli uffici pubblici sono aperti solo due giorni a settimana, e molte aree limitrofe alla capitale del paese, Caracas, rimarranno senza energia per quattro ore al giorno fino a maggio. La mancanza di energia elettrica ha avuto forti influenze anche sull’istruzione pubblica.
La situazione di emergenza ha richiesto la presenza della polizia antisommossa in diverse città, tra cui Maracaibo e San Francisco, nello stato occidentale di Zulia, dove circa 70 negozi sono stati saccheggiati durante le ore notturne. Secondo un rapporto del governatore Francisco Arias Cardenas più di 100 persone sono state arrestate, in seguito ai disordini.
“Le azioni della notte scorsa erano destabilizzanti e sono state motivate dalle condizioni difficili, tra cui l’elettricità [razionamento], ma non aiutano a trovare soluzioni“, ha detto Arias Cardenas in una dichiarazione pubblica.
Si teme che la situazione possa ulteriormente degenerare, se i governo non ripristinerà a pieno regime i servizi di base.