Addio a Sara di Natale: morta dopo 10 anni di coma. Domani i funerali

di | 13 Aprile 2016

Sara Di Natale è morta ieri, dopo 10 anni di coma, a Ragusa. La studentessa era andata in shock anafilattico nel 2006, nel mese di febbraio.
Tutto per una banale polpetta, che conteneva però solfiti, sostanze alle quali Sara era allergica.
Entrata in coma vegetativo, la studentessa non si è più risvegliata.
I funerali della giovane studentessa si terranno domani a Ragusa, nella chiesa del preziosissimo sangue.

10 lunghi anni di attesa e speranze, tenute in vita soltanto da un sondino e dalle amorevoli cure dei genitori, Luciano e Gabriella, che mai hanno abbandonato quella figlia così sfortunata, ormai trentaduenne ma che all’epoca della tragedia di anni ne aveva appena 22.

La polpetta di carne, trattata con i solfiti, fatale per la vita di Sara Di Natale, venne venduta alla studentessa universitaria da un macellaio catanese che ammise le sue colpe.
I solfiti sono sostanze utilizzate per fermare, almeno apparentemente, il processo di putrefazione della carne. Essa, così trattata, mantiene un colorito più naturale e favorisce la percezione dei clienti di acquistare un prodotto fresco.
L’uomo a suo tempo venne condannato a 6 anni di carcere, costretto a pagare un conguaglio economico di 200.000 euro a gli fu intimato di interrompere la sua attività per 5 anni.
Tuttavia questa pena è stata ridotta a 4 anni, tre considerando l’indulto. Ciò che però fa rabbia è che il colpevole non ha scontato nemmeno parzialmente la sua condanna; e, cosa ancor più incredibile, la macelleria ha proseguito con la regolare attività.

Ora Sara Di Natale è morta. Il papà Luciano, professore di matematica andato in pensione al fine di poter accudire la figlia ridotta in stato vegetativo, ha continuato imperterrito a combattere le sue battaglie, senza mai perderla di vista, grazie anche ad un blog creato appositamente.
La prima battaglia, con la legge italiana, siamo sicuri che andrà avanti anche oggi che Sara è morta: far si che il colpevole sconti una pena adeguata al danno causato.
La seconda, è stata combattuta insieme ad un altro padre coraggioso – il signor Peppino Englaro – nei confronti dello stato per la concessione del testamento biologico, la soluzione più logica all’accanimento terapeutico, che potrebbe garantire l’attuazione delle volontà di chi si trova in coma vegetativo e non è in grado di esprimere la propria opinione sulla vita.

Il signor Di Natale in questi anni si è rivolto anche alla chiesa e a Papa Francesco, domandando al pontefice di riconsiderare alcune posizioni in materia.
Sara Di Natale è morta, per lei è ormai troppo tardi. Potrà il suo caso divenire un esempio?